I DANARI DELLA MAFIA L’attualità dell’argomento ci sollecita la pubblicazione di un articolo dell’amico prof. Nicola ZITARA del dicembre 1985, pubblicato da “Quaderni Calabresi” “sul precedente numero di “Quaderni” ho scritto che i mafiosi potevano diventare quella borghesia ardita e capace di avviare un processo di rinnovamento economico,di cui il Meridione ha bisogno. Storicamente la borghesia è stata soffocata in due momenti irripetibili : la prima volta, tra il 1875 e il 1890 e,successivamente certamente con maggiore facilità perché minore era lo slancio, tra il 1943 e il 1963. La ghigliottina messa in opera dal blocco antagonistico padano è stata impersonata,in entrambi i casi,dal sistema bancario: Per un’imprenditoria che arriva in ritardo sugli spalti della produzione industriale,il retroterra finanziario è tutto.Il capitale di partenza non puo’ venire dall’industria che ancora non c’è,ma dagli altri settori. Chi parte in ritardo,risparmia i costi sociali tipici della prima industrializzazione, ma deve spiccare il volo da una posizione più elevata. I soldi per il trampolino non li hanno in tasca gli industriali,ma le altre classi sociali: in pratica il sistema bancario. I problemi del Meridione,rispetto a un progetto di industrializzazione, sono tre fondamentalmente: il capitale,l’esistenza di un mercato già modellato, la cultura imprenditoriale: La mafia, con le decine di migliaia di miliardi accumulati attraverso lo smercio della droga,poteva sfuggire alla ghigliottina bancaria. Inoltre,essendo “armata”, poteva ritagliare fette di mercato anche a favore di prodotti scadenti. La cultura imprenditoriale l’andava acquistando attraverso i contatti con i ricettatori e riciclatori del denaro sporco: da Firenze, da Milano, da Zurigo. Cultura Imprenditoriale cominciava fisicamente a venire da Toronto e da New York. La mafia inoltre stava mettendo a punto un suo sistema bancario e un suo modello di attività finanziarie. Per il bene o per il male ( solo la storia lo dirà ), la legge Rognoni-La Torre ha colpito il cuore finanziario della mafia. Il mafioso è stato bloccato come imprenditore ed il Meridione non ci ha guadagnato niente. Infatti la mafia continua a smerciare la droga,ma invece di acquistare terre e riconvertirle all’agricoltura moderna,invece di aprire imprse nel settore della grande edilizia e dei grandi lavori pubblici,con evidenti vantaggi per il lavoro meridionale,tanto quello dei tecnici che quello comune,invece di ciò,spedisce i soldi alle grandi banche di Milano o di Zurigo, fifty-fifty, cioè metà a me e metà a te. Ancora una volta,ed è la terza nella storia unitaria. Il Meridione si vede tagliare i garretti sulla linea di partenza. Il fifty-fifty vuol dire poi che tutti i profitti mafiosi, sia la parte che resta ai mafiosi,sia la parte che va ai finanzieri milanesi o svizzeri,emigrano dal Meridione: A noi rimane soltanto la mafia,con i suoi delitti,con le sue prevaricazioni,con la sua arroganza,con la sua capacità di stravolgere la vita civile e politica. Non ci sono giudici o carabinieri che possono battere la mafia. La mafia,sconfitta come borghesia meridionale in nuce, resta militarmente e politicamente invincibile. Dispone infatti di sufficienti risorse per perpetuare (ed allargare!) i suoi traffici e i suoi delitti,per coinvolgere tutta la manovalanza che le serve ; conserva sufficiente influenza perché moltre forze politiche facciano a gara per averla dalla loro parte nelle tornate elettorali politiche amministrative. Il processo Piromalli sta lì, come un obelisco di pietra vulcanica,ad insegnarci che se la mafia perde una scaramuccia,lo Stato ci ha perduto ancora una volta la faccia. L’onore della toga,ha detto un qualche avvocato ,ma gli gnomi di Milano non la portano, e neppure De Mita e Spadolini . Per battere la mafia, bisogna che l’Italia intera si convinca a disfarsi di una organizzazione tanto comoda e redditizia. Ma la mafia fa parte dell’apparato nefasto messo in piedi per governare il Meridione. A chi parla di lotta alla mafia, diciamo che ci sarebbe una sola risposta: la liberazione della Sicilia e della Calabria dal sottosviluppo dipendente,cioè l’autosufficienza produttiva, la crescita economica:MA MILANO ACCETEREBBE ? ( Nicola ZITARA ). |
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